Piano integrato per gli Atenei; ecco perché è un’occasione
Sono di nuova emanazione le linee guida per la gestione integrata del ciclo della performance
che l’Anvur ha predisposto per razionalizzare i diversi vincoli normativi gravanti sugli atenei
che, frutto di differenti disposizioni succedutesi nel tempo, avevano finito per costituire un
quadro frammentato e disorganico di meri adempimenti. Non è infrequente che il legislatore, a
fronte di esigenze specifiche o impellenti, emani disposizioni settoriali senza riuscire a
mantenere una coerenza complessiva nel quadro delle norme che impattano su un determinato
settore o categoria di soggetti. Il caso della misurazione delle performance degli atenei statali ne
costituisce un esempio in quanto, fin dal 2005 era stato previsto il concetto di programmazione
strategica triennale, successivamente con il Dlgs 150/2009 (cosiddetta legge Brunetta) era
comparsa la logica della valutazione della performance delle pubbliche amministrazioni a livello
organizzativo ed individuale e ancora con la legge 190/2012 venivano inserite le disposizioni in
materia di prevenzione della corruzione.
L’innovatività del Piano
In realtà esiste un unico filo conduttore che unisce questi aspetti apparentemente disgiunti: la
performance che gli atenei, pur nella tutela delle garanzie di autonomia e indipendenza
riconosciute a livello costituzionale (cosiddetta autonomia responsabile), sono chiamati a
realizzare al pari delle altre pubbliche amministrazioni. Le nuove linee guida costituiscono una
tappa fondamentale verso un passaggio di integrazione che parte dalla visione strategica
determinata dall’organo di programmazione e indirizzo politico degli atenei, il Consiglio di
amministrazione, e attraversa le aree istituzionali della didattica, della ricerca e della cosiddetta
terza missione, mantenendo la possibilità di declinare ulteriori ambiti specifici su cui ciascun
ateneo è disposto a misurare i propri risultati. Il vero aspetto innovativo risiede nella visione
unitaria che il documento di programmazione chiamato Piano integrato potrà realizzare sulla
performance, la trasparenza e l’anticorruzione, nella considerazione che gli ultimi due aspetti
costituiscono solo diverse prospettive del primo. Non di meno, il Piano integrato si propone di
misurare essenzialmente la performance amministrativa, pur traendo origine dalla strategia
complessiva dell’ateneo, misurata dall’insieme di azioni e attività realizzate a supporto delle
missioni istituzionali dell’ateneo stesso.
Le sezioni del modello
Il modello proposto prevede, dopo l’inquadramento strategico dell’ateneo, l’esposizione della
performance organizzativa che costituisce ambito di azione del Direttore generale quale organo
di trasmissione della volontà strategico-politica dell’ateneo verso gli obiettivi strettamente
operativi. Una specifica sezione, che risponderà alle direttive dell’Anac, sarà dedicata alla
prevenzione della corruzione, con l’individuazione delle aree di rischio e le misure previste per
la relativa mitigazione. Un’altra sezione riguarderà comunicazione e trasparenza, per esporre la
strategia comunicativa dell’ateneo e per accogliere le indagini sul benessere organizzativo,
nonché le attività con ricaduta sociale e le politiche di qualità attuate. Una ulteriore sezione
riguarderà la performance individuale attraverso il sistema di valutazione e incentivazione del
personale addetto alle attività tecnico-amministrative. Si tratta di un’occasione storica per gli
atenei per andare finalmente oltre al semplice adempimento burocratico e poter realizzare un
piano realmente efficace con l’intento di creare una visione unitaria degli indirizzi e degli
obiettivi strategici rispetto alle varie componenti che operano all’interno degli atenei e alle
risorse a disposizione.
L’articolo è stato scritto dal dott. Domenicali e pubblicato da Scuola24 il 27.05.2015